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En el año
1135, en un acto de donación hecha a la abadía de Staffarla,
encontramos por primera vez nombrado el marquesado que dominó gran parte del
Piamonte meridional hasta Savona, en la edad media. Hablamos de los hijos del
marqués Bonifacio del Vasto, Manfredi, Guglielmo, Ugo, Anselmo, Enrico e Ottone Boverio, a los que se debe añadir Bonifacio di Incisa
desheredado por su padre en el testamento de fecha 1125, porque se había rebelado y lo había tenido prisionero con toda su familia
con la ayuda de los astigliani. Los hijos
continuaron llevando el titulo paterno de Marqués del Vasto, teniendo un
amplio dominio territorial. Pero ya en la segunda mitad del siglo XII los
descendientes tomaron el título del castillo o del lugar que habían dominado. Así Manfredi
el hijo de Manfredi del Vasto fue el primer Marqués de Saluzzo; Anselmo fue el origen de los
Marquesados de Ceva
y Clavesana; Enrico Marqués de Savona,
fue el origen del Marquesado
de Carretto;
y Guglielmo
el Marqués de Busca. Guglielmo tuvo dos hijos: Berengario e
Manfredi Berengario fué Marques di Busca
y conservó el dominio de Saluzzo. Mientras el segundo hijo Manfredo se
instaló en Dogliani y se convirtió en un personaje
ilustre de la historia italiana con el nombre de Lancia. Cuentan
las crónicas que este nombre fue dado al marques Manfredo
por el emperador Federico Barbarroja cuando estuvo
en Italia. De ahí en adelante una parte de los Busca recibieron el apodo de Lancia. De Manfredo Lancia nacieron Manfredo Lancia II y otros dos
hijos y una hija llamada Bianca que fue amante del emperador Federico II y
más tarde esposa. Por influencia de ella, Manfredo
fue rey de Puglia de Sicilia y Costanza
y mantuvo una relación estrecha con el emperador de oriente Vatacio. El
Marquesado de Busca compartió su importancia política con el de Saluzzo, pero
mientras el marquesado de Busca se repartía en territorios en las sucesivas
herencias, el de Saluzzo pasaba íntegramente solo al primogénito. Ascesa
e declino dei Serbelloni di Paolo Colussi
Le origini dei Serbelloni sono molto incerte. Non si sa
nemmeno se la famiglia fosse milanese o napoletana anche se è ricordato un
Francesco Serbelloni a Milano nel 1130 come autore di tre libri sulla
Trinità. Il nome originario forse era Sorbelloni
perché nello stemma della famiglia compare l’immagine di un sorbo, ma anche
questo fatto non è comprovato. Il primo esponente che noi conosciamo - Giovanni Pietro figlio di Gabriele
- è a Milano agli inizi del 1500 e sposa Isabetta Rainoldi di un’importante
famiglia nobile milanese. Anche la sorella Cecilia, sposando nel 1496 Bernardino
Medici, si imparenta con una famiglia importante di Milano e il suo
matrimonio darà frutti rilevantissimi: uno dei suoi figli, Giovan Angelo,
sarà papa (Pio IV), un altro sarà il celebre Medeghino, la terza, Margherita,
sarà la madre di san Carlo Borromeo. Anche i figli di Giovanni Pietro Serbelloni comunque,
in parte grazie agli illustri cugini, sapranno farsi onore, soprattutto Gabrio, il più inquieto e
spericolato. Gli altri fratelli maschi sono Giovan Battista, Filippo,
Giovan Antonio e Fabrizio; solo Gabrio però avrà
discendenti maschi. La frenetica vita di Gabrio
Serbelloni Nato nel 1508 o 1509, Gabrio Serbelloni, siccome non
era tagliato per gli studi, se ne va presto di casa per raggiungere a Lecco
il cugino Gian Giacomo Medici, il Medeghino, che spadroneggiava sul lago di
Como con le sue armate e le sue barche di pirati. Diventa presto suo
luogotenente nella guerra che Milano conduce contro il Medeghino nel
tentativo di contenerlo. La sua carriera militare al fianco del cugino
continua poi con gli imperiali in Ungheria (1542), in Sassonia (1546).
Conquistata così una solida esperienza, al servizio di Carlo V partecipa alla
conquista di Saluzzo (1547-51) e combatte per i Medici di Toscana nella
guerra contro Siena (1554-59) occupandosi anche delle loro fortezze. Con l’elezione
al pontificato del cugino Gian Angelo (Pio IV), tutta la famiglia Medici e
Serbelloni si precipita a Roma, compreso il cuginetto Carlo Borromeo che sarà
subito il preferito del papa. Gabrio, nominato Cavaliere di Malta, diventa
Capitano generale della guardia papale;
il fratello Giovan Battista Serbelloni è castellano di Castel
Sant’Angelo e poi vescovo di Cassano in Calabria; Giovan Antonio è nominato
cardinale e vescovo di Foligno e poi di Novara; Fabrizio, che già aveva
seguito Gabrio nelle sue imprese in Piemonte, è governatore di Avignone. Alla morte del papa nel 1565, Gabrio passa al servizio
di Filippo II di Spagna e su suo incarico ispeziona e modifica le
fortificazioni di Napoli e della Sicilia. Nel 1571 partecipa alla battaglia di
Lepanto dove mostra tutto il suo valore tanto da meritare la carica di viceré
di Tunisi. Una carica scomoda che lo vede impegnato strenuamente contro i
Turchi, che assediano la città e la prendono, facendo prigioniero il Viceré,
che perde in uno dei tanti scontri il figlio Giovan Paolo. (L'episodio è
citato nel cap.
39 del Don Chisciotte della Mancia di Cervantes.) La prigionia di
Gabrio a Istanbul non è delle peggiori, grazie all’intercessione
dell’ambasciatore veneziano Antonio Tiepolo che ottiene il permesso di
ospitarlo nella sua casa. Il soggiorno comunque è breve perché il fratello
cardinale Giovan Antonio riesce a liberarlo in cambio di 36 schiavi
turchi. Nel 1575 torna quindi a Milano
dove si prende un po’ di “riposo” dirigendo la città durante la peste del
1576 (la peste di San Carlo) al posto del governatore scappato fuori Milano.
Finita la peste, torna subito agli amati campi di battaglia. Tra il 1577 e il
1579 partecipa alla guerra di Fiandra con molto onore, conquistando la città
di Maastricht, oggi famosa per altre ragioni. All’età di settant’anni torna
definitivamente a Milano per morirvi nel gennaio dell’anno successivo. I due primi palazzi
Serbelloni a Porta Orientale Gabrio Serbelloni non sta dunque quasi mai a Milano,
dove vivevano la moglie e i figli, il fratello più tranquillo Filippo e
saltuariamente gli altri fratelli e nipoti. Nessuno di loro pensa a costruire
un palazzo di prestigio, ma acquistano invece grandi aree a Porta Orientale
dove riadattano case preesistenti. Per prima viene acquistata quasi tutta
l’area situata tra San Babila e la chiesa e il convento di Santa Maria dei
Servi rilevando il palazzo della famiglia Mozzanica. Il “giardino” viene
decorato da Callisto Piazza con il Monte Parnaso e divinità pagane. Il
portale di questo palazzo con le insegne dei Mozzanica, rimasto in loco fino
agli anni ‘30 dell’Ottocento, verrà venduto quando al posto del palazzo
Serbelloni si costruirà la Galleria De Cristoforis ed è oggi murato nel
cortile di palazzo Trivulzio in piazza Sant’Alessandro. Viene acquistata
anche una cappella nella chiesa di Santa Maria dei Servi dove vengono sepolti
molti Serbelloni. Ad una famiglia così vasta ed illustre questo primo
palazzo nella Corsia dei Servi non era sufficiente tanto è vero che nel 1565
ne sistemano un secondo di vaste dimensioni sul corso di Porta Orientale, tra
il complesso ecclesiastico di San Babila e il palazzo Fontana-Silvestri, che
diventerà dal 1679 palazzo Arese. I discendenti di Gabrio
Serbelloni Gabrio Serbelloni ha quattro figli maschi: Giovan Battista, Giovan Francesco,
Giovan Paolo e Alessandro. Giovan Battista, forse per i meriti del padre, viene
nominato nel 1581 conte di Castiglione d’Adda, ed è perciò il primo titolato
della famiglia, mentre i fratelli seguono le diverse carriere (militare,
ecclesiastica, forense) destinate ai cadetti. Sempre per i meriti del padre
la famiglia ottiene il privilegio di partecipare obbligatoriamente a tutte le
future ambascerie della città. Questa prerogativa, lo vedremo in seguito,
resterà ai Serbelloni fino all’epoca napoleonica. Durante il Seicento la linea che discende da Giovan
Battista si ramifica e si arricchisce di sempre più importanti titoli
nobiliari: marchesi di Romagnano nel 1649, duchi di San Gabrio nel 1684,
signori di Gorgonzola (1689) e di Camporicco (1691), marchesi di Incisa
(Scapaccino) nel Monferrato (1693). Giovanni Maria, figlio di Giovan Battista e marito di Luigia Marino,
è ancora un militare di valore che
muore sul campo di battaglia dopo aver messo al mondo 11 figli. I discendenti
sono anch’essi in divisa, ma per comandare più modestamente la Milizia Urbana, una servizio
municipale adibito al mantenimento dell’ordine pubblico istituito nel 1635
dal governatore marchese di Leganes, che forse temeva il ripetersi di
sommosse come quella descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi. La Milizia Urbana La Milizia Urbana è l’unico “esercito” milanese durante
tutto il periodo della dominazione spagnola e austriaca. Era un corpo di
volontari autorizzati a portare armi di giorno e di notte, costituito da sei
“Terzi” uno per porta più altri sei per i territori esterni dei Corpi Santi.
Un Terzo era comandato da un Maestro di campo che aveva sotto di sè sei
capitani, altrettanti tenenti e alfieri, un aiutante e quattro sergenti.
Maestri di campo e capitani erano patrizi. Sopra tutta la milizia c’era un
Soprintendente generale eletto dal governo. Le bandiere avevano da un lato la croce rossa in campo
bianco e dall¨altro l´arma gentilizia del Maestro di campo del Terzo. Molti Serbelloni ricopriranno la carica, più che altro
onorifica, di Maestri di campo durante un periodo tutto sommato tranquillo
dal punto di vista delle sommosse popolari. Altri continuano ad essere
ecclesiastici o soldati. Arriviamo così a Gabrio Serbelloni, il padre di Gian Galeazzo, l’ultimo duca Serbelloni ed il più noto per la
costruzione del palazzo di Corso Venezia e per la sua partecipazione alle
vicende di Napoleone a Milano. Gli ultimi Serbelloni Anche Gabrio Serbelloni, tra le altre cariche, è
nominato Maestro della Milizia Urbana nella Milano dei primi decenni del
Settecento tormentata dalle guerre per la Successione spagnola. Nato nel
1693, sposa nel 1741 Maria
Vittoria Ottoboni, romana, che aveva allora solo vent’anni. La differenza
d’età e la forte personalità della moglie rende il matrimonio molto
difficile, dove i contrasti erano acuiti anche da questioni d’interesse.
Maria Vittoria, messo quasi subito in disparte il marito, ottiene grandi
successi nella società milanese per il suo spirito e la sua cultura. Fu amata
da Pietro Verri, che scrisse il Proemio
alla sua traduzione dal francese del teatro comico di Destouches pubblicata a
Milano tra il 1754 e il 1773. Il Parini le dedicò un’Ode di cui rimane un
frammento e il sonetto Mentre fra le
pompose. Carlo Goldoni le dedicò la commedia La sposa persiana. Il Parini fu per otto anni (1754-1762) al suo
servizio come precettore dei figli, fino a quando uno schiaffo dato da Maria
Vittoria alla figlia del musicista Sammartini non lo convinse a lasciare la
famiglia. Maria Vittoria ebbe cinque figli: Maria Ippolita (morta molto giovane), Gian Galeazzo,
Alessandro, Fabrizio e Marco. La
costruzione del nuovo palazzo La
famiglia abitava sempre nel vecchio palazzo nella Corsia dei Servi, un
edificio di grandi dimensioni, in una zona centrale della città, ma privo di
quei grandi saloni da ricevimento dei quali erano dotati tutti i nuovi
palazzi nobiliari milanesi. Forse per quest’ultima ragione e sotto la
pressione della moglie che conduceva una vita ricca di incontri mondani, il
26 agosto 1756 il duca Gabrio acquista la casa Trotti (sua madre era una
Trotti) lungo il naviglio di San Damiano con l’idea di costruire un nuovo
palazzo di grandi dimensioni che doveva spingersi fino al corso di Porta
Orientale dove avrebbe avuto una degna facciata e un magnifico ingresso. A questo primo acquisto ne seguono infatti numerosi
altri ancora dai Trotti (1758), dai Gilardini (1758), dai Ravasi (1759).
L’ultimo acquisto sarà la casa Bussetti, l’ultima lungo il corso, ed è datato
3 ottobre 1769. Nel 1760 iniziano le lunghe trattative con la
Municipalità per le rettifiche stradali sulla strada di San Damiano e sul
corso. La contesa è sull’angolo tra le due vie che deve consentire la
possibilità alle carrozze di svoltare agevolmente. Si arriva alla fine a
concordare sulla smussatura dell’angolo e quindi del nuovo palazzo. I lavori
sul palazzo Trotti e lungo la via San Damiano iniziano nell’agosto del 1765 e
sono condotti dall’impresa di Giuseppe Fontana, uno dei tanti ticinesi
impegnati da secoli nell’edilizia milanese. Alla fine del 1768 arriva a Milano Simone Cantoni ( vedi schede), il futuro architetto del palazzo. Giuseppe
Fontana lo conosceva bene dato che ne aveva sposato la sorella. Il Cantoni,
anche lui di origine ticinese, nato nel 1739, era cresciuto a Genova, aveva
studiato con il Vanvitelli a Roma e poi all’Accademia di Parma, acquisendo
tutti i dettami del nuovo linguaggio neoclassico. Al suo arrivo a Milano
aveva sperato che il Vanvitelli lo scegliesse come suo sostituto per i lavori
del Palazzo Reale e quindi come architetto di Stato. E’ invece il Piermarini
ad essere prescelto e da qui nasce un’inimicizia che costerà molto cara al
Cantoni, privandolo di ogni possibilità di avere incarichi pubblici. I
Serbelloni invece lo stimano moltissimo e lo ingaggiano per tutti i loro
lavori, non solo a Milano. Messosi subito all’opera, il Cantoni elabora un
primo progetto del palazzo. Nella casa ex Trotti, che subisce poche
modifiche, è previsto l’appartamento “di comodità” cui si contrappone, verso il corso,
l’appartamento “di parata”. Tra i due appartamenti si distende il grande
cortile rettangolare con lo scalone sul lato verso il giardino e le scuderie
verso San Damiano. Il 26 novembre 1774 Gabrio Serbelloni muore senza
testamento. Il figlio maggiore Gian Galeazzo rileva il palazzo versando
320.000 lire ai fratelli che continueranno ad abitare in Corsia dei Servi.
L’anno successivo fa progettare al Cantoni il cimitero di Gorgonzola dove i
Serbelloni avevano una villa e dove sorgerà il loro sacrario. Nel
dicembre 1774 arriva finalmente l’autorizzazione per la rettifica delle
strade e si può pensare alla nuova facciata monumentale sul corso. Si inizia
dal casino in miarolo rosso corrispondente all’attuale n. 18 di corso
Venezia. La prima pianta del palazzo subisce alcune modifiche: sparisce lo
scalone sul cortile, sostituito da una scala di fronte all’atrio.
L’elaborazione della nuova facciata e le trattative economiche tra i fratelli
richiedono comunque qualche anno. I lavori riprendono nel 1779 quando vengono
acquistate le pietre per la facciata: granito di Baveno (miarolo rosso) per
la parte inferiore fino al piano nobile, colonne, pilastri e lesene; pietra
di Viggiù per il poggiolo, la loggia, l’architrave e il cornicione.
Probabilmente in questo stesso anno vengono ordinati agli scultori Francesco
e Donato Carabelli il fregio dove figurano tre episodi della guerra contro il
Barbarossa. I lavori esterni ed interni del palazzo proseguono
lungo tutti gli anni ‘80 parallelamente ai grandi lavori sul corso di Porta
Orientale che vedono sorgere i Giardini pubblici, i Boschetti e i nuovi
Caselli daziari mentre viene finalmente interrata l’Acqualunga, la fognatura
a cielo aperto che scorreva nel mezzo della strada. Il 29 luglio 1793 la
facciata è quasi ultimata e si chiede l’autorizzazione ad utilizzare il suolo
pubblico per collocare la macchina che dovrà innalzare sul loggiato le grandi
colonne di granito. A lettere di piombo campeggia ormai la scritta: IO
GALEATIUS GABRI F. SERBELONUS A.D. MDCCLXXXXIII. All’interno, al piano nobile, il Traballesi affresca
sul soffitto "Giunone che mostra a
Eolo le Donzelle tra le quali può sceglierne una in cambio della tempesta che
deve sommergere le navi troiane", e altri episodi dell'Eneide alle
pareti. Altre sale sono decorate con le pitture di Luigi Sabatelli (Nozze di Psiche) e del Podesti. Purtroppo questi affreschi sono andati perduti a causa
dei bombardamenti del 1943. La vita di Gian Galeazzo
Serbelloni Gian Galeazzo, nato nel 1744 ed educato, come abbiamo
visto, dal Parini, sposa nel 1771
Teresa Castelbarco Visconti Simonetta dalla quale avrà nel Carlo Sala, costretto molti anni prima da uno zio a
farsi frate per ragioni di eredità, era fuggito in Svizzera ed aveva
imperversato in Lombardia per alcuni anni svaligiando le chiese. Si diceva,
forse per colorire il personaggio di ulteriore anticlericalismo, che avesse lavorato
per qualche tempo come scritturale per Voltaire. Scoperto e arrestato nel
1775 fu condannato a morte e affidato alla scuole di San Giovanni Decollato.
Molti confratelli tentarono di ottenere dal Sala un segno di pentimento senza
risultato. Quando fu la volta di Gian Galeazzo Serbelloni, che era prefetto
di quella scuola, questi chiese di restare solo con lui e gli offrì, se si
pentiva, la grossa cifra di 100.000 lire per indennizzare le chiese e fornire
ai figli i mezzi di sostentamento. Anche questo tentativo non riuscì e il
Sala, giustiziato senza i Sacramenti, venne sepolto nella zona dell’attuale
piazza Aquileia che da allora fu infestata dal suo fantasma. Tornando al ruolo di Gian Galeazzo come comandante
della Milizia Urbana, va ricordato il suo impegno per dotare finalmente
quella milizia di una divisa che desse al corpo una nuova dignità. Fu lui
infatti a proporre quella divisa bianca e verde che procurò ai poveri
volontari il nomignolo, non certo eroico, di “remolazitt” (ramolacci) perché ricordavano ai milanesi quelle
grosse rape bianche sormontate da un ciuffo di foglie verdi. La nuova divisa
consisteva infatti in una sopravveste verde, con colletto e paramani bianchi,
sottoveste e calzoni bianchi. Aveva inoltre spallette d’oro, fiocchi nel
cappello, portaspada con pendone verde e oro, sciarpa simile. Gli ufficiali
portavano galloni d’oro. Gian Galeazzo era ancora Soprintendente generale della
milizia nell’aprile 1796 quando il giovane generale Napoleone Bonaparte
superava le armate piemontesi e marciava verso Milano e la Lombardia con la
sua Armata d’Italia. Dopo l’armistizio di Cherasco (28 aprile), l’arrivo a
Milano dei Francesi sembra ormai certo. Il 7 maggio viene emesso il bando di
reclutamento della Milizia Urbana in vista dell’imminente partenza della
Corte con il grosso dell’esercito austriaco. Solo un ridotto numero di
soldati sarebbero rimasti a presidiare il Castello mentre la città sarebbe
rimasta del tutto sguarnita. Il pomeriggio del 9 maggio l’Arciduca Ferdinando
abbandona la città con gli ultimi soldati della sua guardia, lasciando alla
Milizia anche la sorveglianza del Palazzo Reale. Iniziano giorni di grande
trepidazione in attesa dei nemici, per alcuni, dei liberatori per altri. Il
Serbelloni è tra i secondi, il suo spirito è con i rivoluzionari. Il 12
maggio, quando arrivano notizie allarmanti di un ritorno in città
dell’esercito austriaco, lo vediamo precipitarsi in Broletto per chiedere di
usare la Milizia per impedire questo ritorno. Gli angosciati decurioni gli
ricordano pacatamente che la Milizia “è diretta all’unico fine di proteggere
e conservare la tranquillità pubblica e il buon ordine della città né mai ad
altre incombenze” e cercano di calmare il comandante. Per fortuna tutte
quelle voci erano nate da un piccolo episodio senza importanza: cinque croati
sbandati avevano rapinato un salumiere presso Lambrate. Furono arrestati
dalla milizia e si tirò un respiro di sollievo. Quando il 15 maggio finalmente Napoleone entrò con le
truppe da Porta Romana si pensò di alloggiarlo nella casa del “duca
repubblicano” e così il palazzo Serbelloni, appena terminato, entrò nella
Storia. Il Serbelloni, ormai completamente conquistato dalle nuove idee,
chiese ed ottenne di aderire alla Società popolare, il gruppo più esagitato
di rivoluzionari che si radunava in via Rugabella, e con due membri di questa
Società venne mandato a Parigi a fine giugno per chiede una mitigazione della
tassa di 20 milioni di franchi richiesta a Milano da Napoleone. L’ambasciata
non ottenne nulla, ma la figura del duca repubblicano impressionò
favorevolmente il Direttorio tanto che il Serbelloni fu incaricato di
scortare fino a Milano la moglie di Napoleone, Giuseppina, che fu anch’essa
ospitata nel palazzo di Porta Orientale, dove si fermerà fino all’anno
successivo alternando il soggiorno a palazzo con quello nella villa Crivelli
di Mombello. Gian Galeazzo intanto accumula cariche. E’ presidente
della prima Municipalità all’arrivo di Napoleone e diventa presidente del
Direttorio esecutivo della Repubblica Cisalpina non appena questa viene
costituita nel luglio 1797. Nel novembre del 1797, partiti da Milano
Napoleone e Giuseppina, parte anche il Serbelloni per andare a Parigi come
ambasciatore della nuova Repubblica. Nella capitale francese egli si ferma
per tutto il periodo in cui Milano è nuovamente “liberata”, questa volta
dagli Austro-Russi. Riprende il suo ruolo politico con il ritorno in Italia
di Napoleone e la creazione della Consulta Legislativa che doveva redigere la
Costituzione della Repubblica Italiana nei Comizi di Lione (vedi il testo della
Costituzione). Qui, a Lione, egli giocherà tutte le sue carte per
arrivare ai vertici dello Stato, ma invano. Fa spese “da pazzo” in sontuosi
banchetti offerti ai deputati, facendo dire ai maligni “per comprarsi a forza d’arrosto e di intingoli una delle prime
dignità”, per ottenere cioè la presidenza della Repubblica. Invece viene
solo nominato membro della Consulta di Stato. Appena rientrato da Lione a Milano, Gian Galeazzo muore
e viene sepolto nella cappella gentilizia di Gorgonzola. Impone per
testamento di erigere un ospedale e una nuova chiesa a Gorgonzola. La sua unica figlia Luigia, che aveva sposato nel 1789
il marchese Lodovico Busca Arconati
Visconti resta l’unica erede. Fa eseguire dal Cantoni la chiesa e il
sacrario di Gorgonzola e porta a termine la decorazione del palazzo. Riesce
anche a farsi pagare dalla Francia due milioni per il soggiorno di Napoleone
e della sua famiglia nel palazzo e nella villa di Mombello. Le ultime vicende Antonio Busca, figlio di Maria Luigia, resta proprietario del
palazzo che, in mancanza di suoi eredi, passa poi ad Antonietta Busca, nipote di Carlo Ignazio, l’altro figlio di
Luigia. Il matrimonio di Antonietta con Andrea Sola Cabiati trasferisce le
proprietà a quest’ultima famiglia che oggi dà il nome alle ville e ai palazzi
ex Serbelloni. Gli altri Serbelloni, fratelli di Gian Galeazzo,
restano anch’essi senza eredi maschi, per cui la famiglia nel 1916 si
estingue passando nome e titoli ai Serbelloni
Crivelli, estinti anche questi nel 1935. Attualmente il nome Serbelloni è
passato, sempre per via femminile, ai Cetti
Serbelloni, noti nel mondo di Internet per la E-Gabrius, una Web
Publishing Company con una forte specializzazione nel settore dell'arte
contemporanea, fondata nel 1997 da Alberico Cetti Serbelloni. Dei due palazzi di famiglia, quello della Corsia dei
Servi venne completamente demolito nel 1832 per costruire al suo posto la
Galleria De Cristoforis. Il palazzo sul corso, ormai diventato Sola Cabiati o
Sola-Busca perse gran parte del giardino nel 1926 quando fu lottizzato
dall’architetto Aldo Andreani che vi costruì la casa Fidia. Subì poi i
bombardamenti del 1943 che rovinarono gravemente gli appartamenti sul corso e
l’ala verso il giardino dove c’era la grande biblioteca e l’archivio di
famiglia, distruggendoli quasi completamente. La scala sull’atrio,
danneggiata, si poteva recuperare ma venne sostituita da una scala più
piccola per guadagnare qualche locale da affittare. Attualmente il piano
nobile sul corso ospita il Circolo della Stampa
che, nei saloni in parte recuperati, organizza iniziative culturali e
convegni. La proprietà è della società LA.GO Spa, che prende il nome da
Antonietta Lalatta e Amelia Gola, due dei numerosi eredi Sola Cabiati. Este Antonio Busca mantuvo
una estrecha amistad con Rossini a quien enviaba deliciosos quesos de
Gorgonzola segun nos cuenta Carlos Azcoytia en su interesante artículo escrito en la revista
“Historiadores de la cocina” sobre la vida de Rossini por le dejo el enlace
http://www.historiacocina.com/es/rossini Referencias Bibliograficas AA.VV., Serbelloni in Il libro della nobiltà lombarda, Milano
1978, vol. II, pp. 366-7 (Trivulziana Cons Araldica 65) Arese, Franco, Genealogie patrizie
milanesi, in Zanetti, Dante, La
demografia del patriziato milanese nei secoli XVII, XVIII, XIX, Pavia,
Università di Pavia 1972, pp. A80-A81, A153-A158 (Brera CONS MI 703 M1) Bascapè, Giacomo C., I palazzi
della vecchia Milano, Milano, Hoepli 1986, pp. 290-3 Cantù, Cesare, Milano e il suo
territorio, Milano 1844, vol. II, p. 281; 415 Casini, Tommaso, Ritratti e studi
moderni, Milano-Roma-Napoli, Soc. Dante Alighieri 1914, pp. 410-11 (Brera
7 Cusani, Francesco, Storia di Milano,
Milano 1861 Gutierrez, Nino, La Contrada.
Episodi di vita milanese, Milano, Cariplo 1975 Longoni, Giacinto, Palazzo
Serbelloni - Busca in Porta Orientale, Milano 1820 Manaresi, Cesare, La famiglia
Serbelloni, in Studi in onore di C.
Castiglioni, Milano, Giuffrè 1957, pp. 361-387 (Trivulziana Arch E 556) Marchetti, Leopoldo (a cura di), I
Bonaparte e Palazzo Serbelloni, Milano, A. Pizzi 1952 (Sormani T Cons 76)
Martinola, Giuseppe, L'architetto
Simone Cantoni (1739-1818), Bellinzona, Salvioni 1950 (Bib. d'Arte Op. D.
3377) Mira Bonomi, Laura - Zucchetti, Cristina, Palazzo Serbelloni a Milano: "Elegantiae Publicae, Commoditati
Privatae", in "Arte Lombarda", 112 (1995/1), pp. 24-34
(Bib. d'Arte Per H 62) Morigia, Paolo, Historia di Milano,
Milano 1592 [Ristampa Forni, Bologna 1967) Roncoroni, Mario, Il Circolo della
Stampa di Milano, Milano, A. Pizzi 1961 (Sormani T CONS 238) Spreti, Vittorio, Serbelloni,
in Enciclopedia storico-nobiliare
italiana, Milano 1928-36, vol. II, p. 216 (Busca) vol.VI, p. 344 (Sola
Cabiati) (Trivulziana Cons. Araldica 6) Cardenal Camarlengo de el Colegio de
Cardenales En 1150, el Papa Eugenius III creó el puesto
de Camarlengo del colegio de cardenales y al mismo tiempo decretó que el
obispo de Ostia sería el decano del colegio. El Camarlengo administra la
propiedad y ganancias del colegio y guarda el registro de negocio tramitado
en consistorios. Con el establecimiento de estas dos oficinas, el colegio de
cardenales fue organizado. En 1983 el
Código de Derecho Canónico eliminó el término "sacro" del nombre
oficial del colegio así como también de todos los dicasterios
de la Curia romana. Camarlengos: 55) 3. BUSCA, Ignazio
(1731-1803) Nacimiento. August
31, 1731, Milan. Educacion. La Sapienza University,
Roma (el doctorado en utroque iure, ambos canon y
el derecho civil, 26 de abril, 1759). Admitido por la mayoría el
subdiaconado, 13 de agosto, 1775. La
edad temprana. El Relator Del Sacred Consulta. Referendary De Los Tribunals
Del Signature Apostólico De Justice
Y De Grace. El Gobernador De Rieti Y De Fabiano. El sacerdocio.
Ordenado, 20, 08,1775. El
episcopado. arzobispo titular elegido de Emesa, 11
de septiembre, 1775. Consagrado el 17/09/1775, Investido por el Cardinal Hnery Benedict Mary Stuart,
duque de York. Asistente del trono del Pontifice el 17/09/1775. Nuncio En Flandes, 18 De
Septiembre, 1775. Gobernador de Roma y Vicecamarlengo
del Church romano Santo, 1 de marzo, 1785 hasta 14
de febrero, 1789. El
cardenalato. Nombrado Cardenal en el consistorio de 30 de marzo, 1789;
Admitido por la mayoría del capelo cardenalicio con el título de S. ángelus
Maria Degli, el 3 de agosto, 1789. Camarlengo del
Colegio de Cardenales, 11 De Abril, 1791. Secretario de Estado, de agosto De La
muerte. Se produjo el 12 De Agosto, 1803, Roma. Expuesto en la iglesia de S. Agostino, Roma, donde tuvo lugar el entierro fue
sepultado en la iglesia de S. ángelus Maria Degli,
en una tumba provisional. Cedido para su sepulcro definitivo en esa misma
iglesia, 20 de agosto, 1804. Bibliography. Del Re, Niccolò. Monsignor
governatore di Roma. Rome :
Istituto di Studi Romani Editore, 1972, p. 120. BUSCA ARCONATI VISCONTI Erasmo Busca (* Milano 15-9-1585 + ivi 7-10-1651), Patrizio Milanese, dei
XII di Provvisione nel 1634 e 1642, Giudice delle vettovaglie nel 1638 e
1649, Marchese per dote della seconda moglie. Sposa in prime nozze a Milano
il 20-2-1610 Maddalena Parravicino, figlia di Muzio Tesoriere Generale del Ducato
di Milano e Patrizio Milanese (* 1595 + Milano 4-4-1627); in seconde nozze a
Milano il 19-10-1628 Margherita Langosco, figlia del Conte Guido Emanuele e
di Lavinia Guasco (* 1607 + Milano 18-3-1632), Dama della Principessa di
Savoia, creata Marchesa per concessione del Re di Spagna nel 1627. A1. (ex 1°) Margherita (* 1611 + ?). A2. (ex 1°) Giulia (* 1613 + ?). A3. (ex 1°) Don Lodovico (* Milano 9-10-1614 + ivi 3-9-1690),
Patrizio Milanese, 1° Marchese di Lomagna dal 21-4- 1661, dei XII di Provvisione
nel 1657, Giudice delle vettovaglie nel 1668, Conservatore del Patrimonio nel
1668, Decurione di Milano 1676/1686. =
Milano 21-12-1656 Margherita, figlia di Carlo Pirovano e di Clemenza
Racalcati (* Milano 26-9-1637 + ivi
1-5-1687). B1. Donna Maddalena (* Milano 6-11-1657 + ?), monaca nel monastero
di San Bernardo. B2. Donna Gioconda (* Milano 25-4 e + ivi 2-5-1659). B3. Don Carlo (* Milano 23-5-1660 + ivi 9-12-1691), 2° Marchese di
Lomagna dal 1690, Patrizio Milanese; Decurione di Milano nel 1686, Capitano
della milizia urbana dal 1690. = Milano 29-2-1688 Donna Maria Isimbardi,
figlia di Don Lorenzo Marchese della Pieve di Cairo e di Donna Anna Maria Cusani dei Marchesi di Chignolo
(* Milano 20-12-1667 + ivi 29-12-1742) (v.) C1. Donna Margherita (* Milano 30-6-1688 + ivi 16-4-1766) = Milano
22-2-1708 Gerolamo Barbò Conte di Casalmorano (* 1657 + Milano 14-7-1741). C2. Don Lodovico Busca Isimbardi (* Milano 26-12-1690 + ivi
11-4-1765), 3° Marchese di Lomagna e Patrizio Milanese; dei XII di Provvisione nel 1728 e 1746,
Decurione di Milano 1731/1763, Conservatore del Patrimonio nel 1732, Maestro di campo della milizia urbana nel
1739, Giudice delle strade nel 1741. =
Milano 11-11-1719 Bianca Arconati Visconti, figlia di Luigi Conte di Lomazzo
e Patrizio Milanese, e di Bianca Lucia
dei Conti Porro (* Milano 1-12-1699 + ivi 23-3-1776). D1. Donna Maria Busca Arconati Visconti (* Milano
23-10-1720 + ivi 30-3-1789) = Milano 10-10-1739 Don Carlo Marliani Conte di
Busto Arsizio e Patrizio Milanese (* Milano
28-2-1695 + ivi 29-2-1768) (v.) D2. Don Carlo Galeazzo Busca Arconati Visconti
(dal 1764) (* Milano 11-9-1722 + Arconate 2-12-1780), 4° Marchese di Lomagna
e Patrizio Milanese dal 1765, dei XII di Provvisione nel 1748, 1754 e 1761, Decurione di Milano nel 1753,
Conservatoredel Patrimonio nel 1760, Ciambellano imperiale nel 1767, Giudice delle strade nel 1769,
cittadino di Bologna dal 1776. = Milano 13-11-1756 Teresa Anguissola, figlia
di Francesco Conte di Cevernasco, Patrizio di Piacenza e Patrizio Milanese e di Donna Lucrezia
Secco Suardi Comneno dei Consignori di Calcio (* Milano 11-3-1734 + ivi 19-7-1787). E1. Donna Bianca (* Milano 4-12-1757 + ?) = Milano 18-12-1777 Carlo Anguissola Conte
di Cervenasco, Patrizio di Piacenza e Patrizio Milanese (* Milano
25-9-1736 + ivi 4-3-1807). E2. Don Lodovico (* Milano 7-11-1758 + Torretta di Sesto
15-7-1841), 5° Marchese di Lomagna dal
1780 e Patrizio Milanese, Decurione di Milano nel 1780, dei XII di Provvisione
nel 1782, Ciambellano imperiale nel 1792, del Consiglio Generale dell’Olona
1808/1814, Consigliere comunale di Milano 1812/1813. = Firenze 6-9-1789 Donna
Maria Luigia Serbelloni, figlia di Don Gian Galeazzo Duca di San Gabrio e di
Donna Teresa Castelbarco Visconti Simonetta dei Marchesi di Cislago (* Milano
29-7-1772 + ivi 27-6-1849) (v.), Dama dell’Ordine della Croce Stellata e
Dama di Palazzo della Viceregina
d’Italia nel 1808. F1. Don Carlo Ignazio (* Milano 14-2-1791 + Roma
27-12-1850), 6° Marchese di Lomagna dal
1841 e Patrizio Milanese. =
Roma 19-2-1844 Susanna Fauras (* Salins 1812 + Firenze 1854). G1. Don Lodovico Paolo (* Roma 15-11-1828 + Milano
9-12-1865), 7° Marchese di Lomagna dal
1850 e Patrizio Milanese. = Trieste 23-11-1852 Clementina Lazarich (* Trieste
26-11-1831 + ivi 12-4-1863). H1. Donna Antonia (* Milano 14-10-1853 + Carate Brianza
27-9-1917)= Milano 24-4-1872 Conte Andrea Sola Cabiati (* Milano 9-9-1844 +
Algeri 30-4-1908). H2. Donna Luigia (* Milano 15-1-1855 + Castellazzo di ollate
18-10-1928)= Milano 11-8-1873 Conte Pietro Sormani Andreani Verri (v.) H3. Donna Maria (* Milano 30-8-1856 + Lomagna 14-7-1931) = Milano 29-4-1875 Marchese Don Gioacchino
d’Adda Salvaterra (v.) H4. Donna Carolina (* Milano 10-3-1858 + Lomagna 4-12-1861). H5. Donna Eugenia (* Treiste 14-7-1859 + Milano 21-3-1881) =
Milano 11-11-1878 Conte Gianforte Suardi (* Bergamo 19-6-1854 + Roma 8-4-1931). H6. Donna Beatrice (* Milano 12-11-1860 + Reggiolo 4-10-1940) = Milano 31-3-1880 Marchese Giuseppe
Fassati, Nobile dei Marchesi di Balzola (* Erbusco 14-10-1854 + Milano
28-1-1926). H7. Donna Ida (* Milano 12-11-1860 + ivi 13-2-1930) = Milano 16-4-1880 Marchese Don
Ferdinando Stanga (* Milano 10-1-1853 + ivi 10-6-1933). H8. Donna Ortensia (* Milano 25-3-1862 + ivi 8-2-1863). H9. Un figlio (* e + Milano 9-4-1863). F2. Donna Francesca Teresa (* Milano 23-5-1792 + ivi
26-9-1805). F3. Don Carlo Ercole (* Milano 20-8-1794 + ivi 22-12-1795),
Patrizio Milanese, Cavaliere
dell’Ordine di Malta. F4. Don Antonio Marco (* Milano 15-10-1795 + ivi 14-4-1870), 8°
Marchese di Lomagna e Patrizio
Milanese dal 1865; Cavaliere di Giustizia dell’Ordine di Malta dal 1796,
Ciambellano imperiale nel 1838,
Consigliere comunale di Milano 1845/1852, Consigliere intimo auttuale di Stato nel 1854, Cavaliere di prima classe
dell’Ordine della Corona Ferrea dal 1857,
Grand’Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro dal 1859,
Senatore del Regno d’Italia dal
1864. E3. Donna Giuseppa (* Milano 28-12-1759 + ivi 14-12-1760). E4. Donna Lucrezia (* Milano 17-2-1761 + San Barnaba, Mantova
24-3-1825) = Milano 8-4-1782 Conte
Giovanni Battista Colloredo (* San Barnaba, Mantova 12-8-1756 + Vienna 1813) E5. Don Francesco (* Milano 17-9-1762 + ivi 16-5-1765), Patrizio
Milanese. E6. Don Galeazzo (* Milano 19-3 e + ivi 7-5-1765), Patrizio
Milanese. E7. Don Antonio (* Milano 17-2-1767 + ivi 19-5-1834), Patrizio
Milanese, Cavaliere di Giustizia
dell’Ordine di Malta nel 1782, Commendatore di San Bartolomeo di Nizza
Monferrato nel 1787, Balì Luogotenente del Magistero 1821/1834, Supremo
Responsabile dell’Ordine. E8. Don Ignazio (* Milano 19-9-1769 + ivi 29-8-1840), Patrizio
Milanese. D3. Don Giuseppe Busca Arconati Visconti (* Milano
5-8-1725 + ivi 25-2-1730), Patrizio Milanese. D4. Donna Bianca Busca Arconati Visconti (* Milano
7-9-1728 + ?), monaca nel monastero di San Paolo. D5. Don Ignazio Busca Arconati Visconti (* Milano 31-8-1731 + Roma
12-8-1803), Patrizio Milanese, Dottore in leggi nel 1764, Governatore di
Rieti e Fabriano, Referendario di entrambe le Segnature, subdiacono dal
13-8-1775, ordinato
il 20-8-1775, Vescovo titolare di Emesa dal 12-9-1775, Nunzio Apostolico in
Belgio nel 18-9-1775, Governatore di
Roma il 1-3-1785/14-2-1789, Cardinale Prete dal 30-3-1789 (con il titolo di Santa Maria degli Angeli 3-8-1789),
Camerlengo del Sacro Collegio dei Cardinali l’11-4-1791, Segretario di Stato
8-1796/15-3-1797, Prefetto della Congregazione del Buon Governo il 2-12-1800 . C3. Don Carlo (* Milano 10-2-1692 + ivi 4-2-1777), Patrizio
Milanese, Cavaliere di Giustizia dell’Ordine di Malta dal 1714. B4. Don Erasmo (* Milano 25-4-1662 + ivi 13-5-1732), Patrizio
Milanese, Abate. B5. Don Gaspare Antonio (* Milano 22-9-1664 + ivi
20-4-1712), Patrizio Milanese.= Ottavia del Rio, figlia di Giovanni Battista
Conte di Salerano e di Ludovica Landriani (* 7-9-1660 + ?), già vedova del Conte Giovanni Pietro Cicogna. A4. (ex 1°) Francesco (* 1620 + post 1667), Patrizio Milanese. A5. (ex 1°) Carlo (* 1625 + Milano 22-4-1658), Patrizio Milanese,
Presbitero. A6. (ex 2°) Marchese (per eredità materna) Don Guido Antonio
(* Milano 2-8-1629 + post 1656), Patrizio Milanese. A7. (ex
2°) Maria Lavinia (* Milano 8 e + ivi 12-3-1632). PRINCIPAL Noticias APELLIDO Orígenes Libros Marqueses Escudo Pescadores Castillos
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