Familia Busca |
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Esta página está dedicada a recoger esas costumbres
del Piemonte que nos cuentan Amalia y Graziana. Nos ha costado convencer a Graziana para
que nos escribiera sobre las costumbres del Piamonte, de donde procedía Juan
Bautista, la espera ha merecido la pena porque es francamente interesante, ahora
nos queda traducirla al español. ( Si prefieres leerlo en Español ). Un po’ di ieri e di oggi Carissimi, lo sò che non ci speravate più....ma ecco a voi la mia
"storia", finalmente ci siamo riusciti ! Spero che quello che ho scritto vi faccia piacere e a dire il
vero ha fatto piacere anche a me poter trasmettervi tutto questo. Attendo vostri commenti, grazie per la vostra pazienza... cioa a tutti un abbraccio Graziana e Giorgio Cesnola è una frazione del comune di Settimo Vittone, oggi conta
pochi abitanti ,essendo una piccola
comunità tutti si conoscono e il filo della parentela corre di famiglia in
famiglia,i Peretto sono cugini dei
Nicoletta come con i Gorda,
queste sono le famiglie di oggi, i Busca che un tempo erano numerosi
oggi rimane solo la signora Amalia. Tante case sono vuote, tutto al contrario di quanto succedeva
invece tanti anni fa, quando le famiglie erano tante e tutte avevano tanti
figli e le stanze non bastavano. L’attività di queste famiglie è ancora prevalentemente
l’agricoltura anche se fatta con modalità diverse di un tempo. Tutti hanno cercato di valorizzare i loro prodotti ,chi coltiva
la vigna ha fatto sì che ora il suo vino ha avuto la denominazione di origine
controllata , il Cesnola d.o.c. prodotto da Daniele che con sua madre Ines
conducono un ‘Agriturismo dove propongono le loro specialità ,piatti semplici
e tipici del nostro paese accompagnanti da un buon bicchiere di vino. La famiglia Nicoletta
conducono un’azienda
agricola con numerosi capi di bestiame
ed è specializzata nella produzione di ottimi formaggi e latticini di ogni genere
che poi propongono nei mercati dei paesi vicini e non solo. http://www.agricolanicoletta.it Poi ci sono altre piccole aziende agricole che hanno mucche e che lavorano in proprio il
latte ed è in queste famiglie che molte volte si trovano formaggi con sapori
veramente straordinari. La coltivazione della vigna è sempre stata per le famiglie di
Cesnola una passione oltre che una vera competizione fra di loro. Tornando indietro nel tempo, si racconta che nel XVII secolo
Cesnola era stata distrutta da una frana che si era staccata
dalla montagna e dai racconti delle persone anziane sembra che il paese era costruito molto più in basso dell’attuale posizione ,più vicino al fiume
Dora Baltea. Dopo la frana si pensò alla ricostruzione, le pie e devote persone per prima cosa iniziarono la
costruzione della chiesa che dedicarono ai lori santi protettori : San
Defendente e Sant’Agata . L’acqua che scende dai monti è una fonte di ricchezza e le prime case si costruirono proprio
lungo il torrente , corso d’acqua
limpida che scendeva dai monti e che a quei tempi non era sicuramente
inquinata. Lungo il corso del torrente si costruì anche il mulino che con
la sua grande pietra macinava il grano e il frumento che i contadini dalla
montagna e dai paesi vicini portavano a macinare. Si pensò anche di strappare dai pendii della montagna le pietre
portate dalla frana e costruire dei piccoli terrazzi che riempirono di terra e piantarono così
la prima vigna. Sono convinta che le famiglie che vivevano a quel tempo a
Cesnola portavano il cognome di Peretto ,Busca e Gorda. I Peretto costruirono le loro case vicino al torrente, i Busca
invece le costruirono al centro del borgo dove si trova ancora oggi la vecchia casa mentre i Gorda
più ad est . Ad ogni famiglia veniva dato scherzosamente un nome, che poi
però ogni componente se lo portava per sempre e tramandato poi ai figli e ai
nipoti. Dunque le uniche risorse di quei tempi erano senza dubbio il bestiame
e la terra. La ricchezza di una famiglia era data dalla quantità di terra e
di bestiame che aveva. Le famiglie più benestanti davano lavoro ai giovani delle
famiglie più povere, il compenso di una giornata di lavoro era solitamente
“la polenta” cioè lavorare per mangiare. Molte braccia di povera gente costruirono i grandi muri che
ancora oggi possiamo vedere , muri costruiti a secco cioè senza o poca
calce che sorreggono la terra
setacciata sul posto o portata a spalle dalla pianura e in queste terrazze oltre che piantare
la vigna e si coltivavano le patate e quant’altro si poteva. Per coltivare le viti usarono il sistema che noi chiamiamo a “topia” o pergola , questo perché facendo crescere la vigna
vicino e lungo i muri di pietra che, durante il giorno si scaldano al sole poi rilasciano piano piano il calore
anche durante la notte e così l’uva prende una migliore maturazione. La topia è una
costruzione fatta con aste e pali di legno su cui poi si appoggiano le
viti, per sorreggere questa impalcatura
i nostri antenati idearono dei pilastri fatti con le pietre di scarto
della costruzione dei terrazzi , essi sono molto caratteristici e ancora
oggi si cerca di non distruggerli
perché sono testimoni di tanto lavoro e fatica dei nostri padri. Molte famiglie di Cesnola avevano già allora degli alpeggi ,
luoghi in montagna dove si passa
almeno sei /sette mesi all’anno nel il periodo estivo con il bestiame dove
l’erba è più fresca e le mucche producono il miglior latte. Le vie di comunicazione erano poche, c’erano strade di
montagna chiamate mulattiere costruite
da loro stessi nei periodi invernali o
quando diminuiva il lavoro in campagna , strade che collegavano paesi
di pianura con le borgate di montagna
attraversando luoghi e boschi incantati che ancora oggi sono mete di
escursioni turistiche. Camminando per queste mulattiere il pensiero và a tutte quelle
persone che con immensa fatica trascinavano giù le loro “lesse” ,grandi slitte cariche di fieno, di
castagne e di frutti del loro lavoro che portavano in pianura per poi vendere
ai signori del paese oppure li portavano sino ad Ivrea perché essendo una
città c’era molta più possibilità di guadagno. Quante donne avranno percorso queste strade con le gerle (ceste)
a spalle cariche di viveri da portare ai loro figli in montagna e per sentire
meno il peso e la fatica e per “ non perdere tempo”molte sferruzzavano
facevano la calza e pregavano la Madonna che proteggesse loro e la
famiglia dalle malattie e dalle guerre. Ed è percorrendo questi sentieri che puoi capire come possono
essere nati racconti e storie di orchi,streghe e gnomi che solo allora in quel mondo di povertà potevano nascere ed essere credute. Le abitazioni degli alpeggi erano semplici ricoveri,solitamente
al piano terra c’era la stalla con il soffitto fatto di travi e assi ricavate
dalle piante di faggio o pino, su cui
ammucchiavano il fieno che raccoglievano durante la bella stagione e che poi
nutrivano gli animali nei primi giorni della stagione quando non è ancora
possibile pascolare ,questo locale era il fienile , ed il fienile era anche
il posto dove si dormiva. In un locale adiacente alla stalla c’era il casun , locale dove
si lavorava il latte , dove si mangiava ,c’era un grande camino e il fuoco
non doveva mai morire nel senso che quando si finiva la cottura del latte e
di cucinare le braci venivano ricoperte da uno spessore di cenere e alla sera
quando si voleva far riprendere il fuoco bastava aprire il mucchio di ceneri
ed ecco apparire ancora vive le braci. Tutto questo perché i comuni fiammiferi di oggi allora erano
preziosi ! Come era prezioso il sale che sovente era merce di scambio con i
commercianti che venivano dalle terre della vicina Liguria. Oltre alla cucina le donne erano addette al mantenimento della
pulizia della casa e dei ricoveri degli animali ed erano in genere forti e
robuste tanto da fare invidia agli uomini per la loro forza, in certe
occasioni di lavoro,specialmente in primavera per la concimazione delle viti
, le giovani ragazze erano richieste per portare a spalle le gerle di letame
dal paese fino alle vigne percorrendo tante scale lungo la montagna. Gli uomini governavano il bestiame, coltivavano la terra
traendone sostanza e alimenti per tutta la famiglia. Intorno al 1850 oltre alle guerre ci furono carestie e malattie
che colpirono la popolazione e anche a Cesnola ci furono lutti e miseria e ai giovani scampati non rimase che la
scelta di andare a cercare fortuna
all’estero. Molti erano esperti in
muratura e lavorazione della pietra e dalla Francia c’era grande richiesta di
manodopera per la costruzione di case,ponti e strade , allora partivano
gruppi di uomini che rimanevano fuori per alcuni mesi e se tutto andave
bene portavano a casa un bel gruzzoletto
di Marenghi d’oro che era , a quei
tempi una moneta francese. Alcuni componenti delle famiglie Peretto emigrarono in
Argentina, erano esperti lavoratori della calce viva, ancora oggi lungo le
nostre mulattiere è possibile trovare le vecchie fornaci dove facevano
“cuocere “ le pietre , in Argentina costruirono fabbriche fecero molta fortuna ,sfogliando l’elenco
telefonico di Santa Fè sono veramente
numerosi i Peretto ! Anche gli Stati Uniti erano meta di lavoro per molte persone,
uomini e donne lasciarono il nostro paese per raggiungere quella terra e in
quella terra quasi tutti ci rimasero perché lì hanno poi costruito le loro
famiglie. Il denaro che i lavoratori portavano o inviavano a casa alle
madri e alle mogli serviva non solo a togliere la fame ma piano piano
si costruirono le case ,si comprarono nuovi pezzi di terreno da
coltivare . Ed è in questo contesto che anche la famiglia Busca ebbe il suo
emigrato, si chiamava Giovanni Battista , era figlio di Busca Giuseppe e Margherita Peretto, lasciò il
paese per andare a lavorare in Spagna,faceva il minatore e lavorò per la
costruzione della ferrovia nei Paesi Baschi. Questo è il motivo che mi ha spinta a scrivere questa piccola
“storia”, raccontare ai discendenti di Busca Giovanni Battista, che oggi
vivono in Spagna che sono davvero numerosi, le origini ,le usanze , come si
viveva a Cesnola dai tempi del loro avo, aneddoti e storie tramandate e/o
vissute dai nostri nonni e che oggi
ricordano ancora volentieri . Forse Giovanni Battista non aveva la necessità di andare a
lavorare all’estero perché la loro era una famiglia di benestanti,avevano una
grande casa e terreni Faceva parte della sua famiglia anche un prete, Don Savino Busca, persona stimata e
amata da tutti per il suo modo di fare e sempre pronto a dare una mano a
tutti. Oltre a prete era anche insegnante nella scuola del paese. Come dicevo all’inizio ,purtroppo oggi con il cognome Busca a Cesnola è rimasta solo più Amalia che è la madre di mio
marito Giorgio. Alcuni componenti della famiglia Busca si trasferirono nei primi
del L’ultimo di questo ramo di famiglia è Vittorio Busca che mi ha
aiutata a ricostruire l’albero genealogico. Ritornando alla nostra storia, voglio continuare a
raccontare come si svolgeva la vita ai
quei tempi nei nostri paesi. Abbiamo visto che per lo più erano tutti contadini,vivevano in
case costruite da loro stessi ,si sposavano con ragazzi e ragazze dello
stesso paese ,questo perché non avevano mezzi di trasporto se non le loro
gambe,dunque i giovani al massimo sconfinavano nel vicino comune con il
rischio di essere presi a sassate dai ragazzi
del posto gelosi delle loro fanciulle. D’inverno i ragazzi e le ragazze si incontravano alla sera nelle stalle ,che era il posto più caldo
della casa, e sotto gli occhi attenti delle madri, si divertivano raccontando storie e fatti del
giorno e cantando canzoni .Certo che le ragazze non stavano con le mani in
mano ma intanto che parlavano con il loro fidanzato o aspiranti amori
ricamavano o filavano la lana, o la canapa che serviva per fare il loro
corredo da sposa. La domenica era giorno di riposo ,le donne andavano tutte alla
Santa Messa, portavano in testa un grande fazzoletto di tessuto fine ricamato o di pizzo, le donne non potevano entrare in chiesa a capo scoperto,
mentre gli uomini si levavano il cappello all’ingresso in chiesa e poi
restavano sempre in fondo alla chiesa
in piedi sino alla fine della funzione religiosa. Il pranzo della domenica non credo fosse molto diverso
dagl’altri giorni anche perché le cose saranno sempre state le stesse : con
le patate facevano il fricas che era un pasticcio di patate a pezzi rosolate
nel lardo fritto e poi si aggiungeva il formaggio a pezzi . Le castagne, erano il pane dei nostri nonni, fatte bollire o
arrostite venivano fatte scorte in tasca da mangiare durante il giorno,anche
ai ragazzi che andavano a scuola nelle loro tasche c’erano sempre castagne
arrostite. La polenta era il piatto del giorno che veniva consumata con
formaggi , oppure a pezzi schiacciata nel latte o nella brocia che è il latte
che rimane dopo aver tolto il formaggio e fatto ribollire , si faceva la
balocca e quando c’era anche con il salame, ma era molto prezioso
perché ogni famiglia aveva un solo maiale e se le
bocche erano tante e il maiale era sempre troppo piccolo ! Si faceva tanto salame di patata, che ancora oggi è un’
apprezzato salume della nostra zona; viene fatto con patate,pancetta e con
l’aggiunta di una certa quantità di sangue crudo del maiale prendendo così un
bel colore rosso , era il salame dei poveri. Tutte le donne di casa sapevano fare le miasse ,una vera
specialità , una croccante sfoglia
fatta con farina di mais e acqua, la pasta viene spalmata su un ferro e messo
sul fuoco a cuocere. Il riso era e lo è ancora oggi un elemento di largo consumo anche
perché siamo molto vicini alle risaie del Vercellese, dunque anche questo
cibo veniva cucinato in un modo molto gustoso, bollito con brodo e poi a fine
cottura si aggiungeva abbondante Toma che è il nostro tipico formaggio, e
profumato con burro cotto ma questo era già un piatto del giorno di festa ! Cento anni fa le persone non invecchiavano e quando mancavano
all’età di 60/70 anni erano persone
che già avevano già raggiunto una bell’età, tanta era la fatica del
lavoro quotidiano e il cibo aveva poca sostanza, gli alimenti erano poco
conditi perché il burro bisognava
venderlo,il vino buono si vendeva e si consumava solo quello di scarto e con poca gradazione alcolica, tutto veniva
venduto o scambiato con altri alimenti,per esempio con la farina di grano il
riso e la pasta. Le occasioni di festa non mancavano, per i giovani del paese ma
solo i ragazzi ,il raggiungimento 20°
anno di età era motivo per organizzare
la festa dei “Coscritti “ o
della “Leva” perché poi erano chiamati
al servizio della leva (militare). Era in questa occasione che i giovani avevano modo di
incontrarsi e fare festa, organizzavano il ballo in casa di chi aveva una
stanza più grande e questo significava anche non dormire per alcune notti . Questa era anche l’occasione per far fare dal sarto del
paese o fare cucire dalle donne di
casa il vestito nuovo ! In quasi tutte le famiglie almeno una donna sapeva tagliare e
cucire . Per le stoffe ,passavano
nei paesi dei venditori ambulanti provenienti dal vicino biellese dove già c’erano
le fabbriche della lana e le donne facevano scorta di tessuto da usare poi per queste occasioni o
per il vestito del matrimonio. La festa del coscritto era anche l’occasione per fare la
fotografia. La foto veniva fatta con tutto il gruppo dei coscritti e poi
singolarmente quasi sempre il coscritto era ritratto con aria fiera in piedi vicino ad un mobile o tavolino dell’epoca. Osservando le numerose foto di coscritti che ho raccolto a
partire dal lontano 1880 vedo che per tutti quanti quello che non manca è la
presenza dei suonatori. Gli strumenti quasi
sempre erano il clarino, saxofono
,trombone e fisarmonica che osservando bene non è la fisarmonica che siamo
abituati a vedere oggi, ma più piccola e con due tastiere a bottoni . Altra occasione di festa era la priorata di Sant’Agata che veniva sempre celebrata a
Febbraio e il fatto di essere Priori era molto importante, Priore era e lo è
ancora oggi per questa occasione,la persona che organizza la festa . Quando in una famiglia c’era la priorata ,tutti venivano
coinvolti, si ingrassava un vitello appositamente per la festa patronale
e si apriva la botte del vino più
buono. La festa iniziava al mattino con la Messa , presenziavano il priore
e il sotto priore accompagnanti dalle due priore che erano due giovani
ragazze quasi sempre di Cesnola , le priore erano sempre molto eleganti,
indossavano quasi sempre un vestito uguale . Anche questa era un’altra di quelle occasioni che si doveva fare
la fotografia, se non veniva fatta nello stesso giorno, le due priore si
recavano sino ad Ivrea da un fotografo per
avere il ricordo della priorata . Per le ragazze non erano molte le occasioni di festa perché il
loro posto era la casa ,non si usava andare in giro da sole specialmente di
sera, si doveva essere accompagnate prima dalla madre e poi dal marito,
dunque la priorata era una di quelle feste che in genere veniva fatta intorno
ai diciotto/ vent’anni , con quell’occasione si potevano fare i primi balli
in pubblico e magari si incontrava il futuro marito. La festa patronale seguiva a casa del priore che ospitava oltre
al prete che aveva celebrato la Messa ,i parenti ,gli amici . Immagino tavolate di
gente semplice , allegra e scherzosa , sicuramente durante l’anno non avevano
l’occasione di fare una così grande mangiata, il vino in abbondanza
stuzzicava la fantasia burlona dei paesani che approfittavano dell’occasione
per prendersi scherzosamente in giro come ancora oggi accade quando c’è un momento
di festa e di incontro tra di loro. Alla fine di ogni pranzo
i cantori si mettevano insieme ed intonavano le loro canzoni ,canzoni
che ancora oggi abbiamo la fortuna di non aver dimenticato perché in ogni
famiglia abbiamo sempre avuto delle persone con la “voce bella” cioè
intonati. In paese c’era sempre chi era aggiornato sulle nuove canzoni e
questo perché nell’occasione di fiere o mercati nella vicina Ivrea ,c’erano
degli ambulanti che le vendevano scritte su dei fogli di carta. L’argomento principale era sempre l’amore , amore per la
sospirata ragazza che vestita di luce e di sole scendeva la valle con il cesto carico di grano ……, anche se
la vita era dura ma c‘era molta più poesia di oggi. Sicuramente il matrimonio era un’altra grande occasione di
festa. Quasi sempre la sposa
andava a vivere con la famiglia dello sposo, vivevano nella stessa casa con
magari anche altri fratelli e sorelle,per loro avevano solo la camera da
letto. La sposa portava con se il corredo che aveva preparato sin da
giovane ragazzina,filando e tessendo lenzuola ,coperte ,camicie e tutto
quello che poteva servire per una nuova famiglia. Poi in seguito se tutto andava bene la nuova coppia si
aggiustava un pezzo di casa vicino alla famiglia e poi quando andavano a mancare
i genitori si dividevano le proprietà
e cosi riuscivano poi a sistemare i figli che con il tempo erano venuti al
mondo. Le famiglie erano numerose e non tutti i figli si sposavano o
potevano sposarsi dunque capitava che per esempio in una famiglia di sei figli solo due si
sposavano, gli altri fratelli restavano insieme nella loro casa
d’origine o magari anche con la
famiglia dei fratelli sposati. Ora il sistema di vita è cambiato per fortuna, a partire dal
1960 con l’avvento del grande boom economico , con l’espandersi della grande
industria automobilistica Fiat e
la Olivetti di Ivrea, tutte le
famiglie facero studiare i figli che
poi trovavano facilmente lavoro in queste grandi aziende. Molte persone abbandonarono il lavoro contadino per la fabbrica
,un lavoro più renumerativo e meno faticoso. Altri invece facevano il doppio lavoro, facendo i turni in
fabbrica riuscivano anche a coltivare i campi nelle altre ore rimanenti della
giornata. Ogni famiglia ha cercato di costruirsi la casa indipendente con
tutte le comodità possibili ,l’automobile ecc… sicuramente 100 anni prima
mai nessuno si sarebbe immaginato uno
tale progresso. En otra ocasión también nos contó esta bonita historia : Si, bella storia questo incrocio dei PERETTO con i BUSCA ! Se è
normale non lo sò forse è il destino che ha fatto incontrare
i Busca con i Peretto ,ma io penso che sia questo il motivo:a Cesnola e a
Settimo Vittone in quegli anni , tra il 1800 e il 1900 la
maggioranza degli abitanti avevano il cognome Peretto e Busca,e non
potendo andare fuori del paese a cercare le moglie , si sposavano tra di loro
in paese. In quegli
anni i mezzi di trasporto erano solo le carrozze e i cavalli , la
maggioranza delle persone si spostava a piedi percorrendo pochi km,
tutti erano contadini lavoravano la terra ,una famiglia aveva come minimo sei
figli, pensate che la mia nonna aveva avuto 12 figli e poi 5 figli sono morti
sotto una valanga di neve , 3 sono morti appena nati e in vita
ne rimasero solo Ci sono
tante storie che raccontano come era difficile per un ragazzo prendere per
moglie una signorina che abitava in un paese diverso dal suo,
doveva avere amici di quel paese e poi pagare pegno, questo significava
che il giorno del matrimonio doveva portare una "brenta " di
vino ai ragazzi del paese della sposa , La brenta era un contenitore in legno, e se
ti ricordi Alvero c'era nella nostra cantina, che conteneva 50 litri di vino
.Ancora oggi cè questa usanza nei nostri paesi, però solitamente lo sposo
paga in denaro quel valore di vino. Graziana |
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